La nostra visione

 
 
camera oscura
 

Chi siamo

 
 

RedLab è un’associazione senza scopo di lucro indipendente, apartitica, antirazzista e antifascista.
È formata da un gruppo eterogeneo di artisti, mediatori culturali, fotografi e archeologi.

RedLab si è prefissato lo scopo di portare benessere in tutte le zone di frontiera: confini geografici, politici, religiosi, mentali e psicologici.

 
 
 
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La nostra storia

 

L’idea di Redlab nasce nel 2014, quando Pietro Albi comincia, grazie a Luisa Siddi, a prendere confidenza con le tecniche fotografiche legate al foro stenopeico.

Dall’incontro nel 2017 con Nemam Ghafouri, cardiochirurgo curda fondatrice dell’associazione Joint help for Kurdistan, nasce l’idea di portare il laboratorio a Bajed Kandala (Kurdistan Iracheno), campo abitato da circa 12.000 persone che hanno subìto direttamente gli orrori della guerra con l’ISIS.

Tornato a Verona, contatta Filippo Tommasoli, Elena Grigoli e Riccardo Avesani: insieme fondano l’associazione RedLab - Darkroom over the borders. Contemporaneamente, inizia la collaborazione con la galleria Fonderia XX.9, con la quale comincia a prendere forma il progetto del libro “This picture it’s normal picture”.
Nello stesso anno, l’associazione comincia a collaborare con i centri di salute mentale del territorio, sperimentando i laboratori in nuove zone di frontiera.

Fin dalla sua nascita, RedLab collabora con vari enti e associazioni italiani e internazionali, tra cui: Syrian Vibes, JHK, Archivio Tommasoli, ULSS 9 Scaligera, OBTI, 5e6 Film.

 
 

Rovesciamo la realtà con l’immaginazione 
Oltre le frontiere, vicino alle persone

RedLab utilizza la fotografia analogica e la stampa in camera oscura come mezzo di espressione per le persone che hanno sofferto traumi e per chi vive o proviene da situazioni difficili o svantaggiate.

 
 
bajede khandala camp
 

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